"Se i pescecani fossero uomini, sarebbero più bravi coi piccoli pesci? Certamente! Verrebbe loro insegnato che la cosa più grande e più bella è quando un pesciolino si sacrifica in letizia."
Bertolt Brecht
Un testo profondamente umano, pervaso di un umorismo amaro, quello da cui sono partito per una riflessione esistenziale: In alto mare di Slavomir Mrozek (Cracovia,1930), che fa parte della trilogia di atti unici insieme a Strip-tease e Karol (1961), dove con l'aiuto di situazioni parodistiche, l'autore riproduce sulla scena i processi di mitologizzazione e mistificazione della quotidianità elaborati per mascherare l'aggressività, l'intolleranza, il conformismo.
La vicenda narra di tre naufraghi che, rimasti ormai senza cibo, sono costretti ad affrontare il problema della fame; l'unica soluzione è mangiare qualcuno per sopravvivere. E' un gioco duro, triste, parabola amara di un mondo che, per non essere giudicato male dalla storia, farà di tutto per convincere il debole a sacrificarsi in letizia.
E' condotta sui toni di un umorismo, lievemente assurdo, mai sarcastico o acido e ho tentato nello stesso tempo di attualizzare con commenti rapidi, intensi, essenziali, a volte contraddittori, di chi assiste alle vicende del mondo, come ad un film...tra uno zapping e l'altro.
La compagnia SenzaBussola nasce con questo spettacolo, dall'entusiasmo di un gruppo di persone con la voglia di provare l'esperienza del palcoscenico (non a caso tutti gli attori ci salgono per la prima volta), senza un obbiettivo teatrale ben preciso, ma aperta a qualsiasi forma di teatro.
"Se i pescecani fossero uomini, sarebbero più bravi coi piccoli pesci? Certamente! Verrebbe loro insegnato che la cosa più grande e più bella è quando un pesciolino si sacrifica in letizia."
Bertolt Brecht
Un testo profondamente umano, pervaso di un umorismo amaro, quello da cui sono partito per una riflessione esistenziale: In alto mare di Slavomir Mrozek (Cracovia,1930), che fa parte della trilogia di atti unici insieme a Strip-tease e Karol (1961), dove con l'aiuto di situazioni parodistiche, l'autore riproduce sulla scena i processi di mitologizzazione e mistificazione della quotidianità elaborati per mascherare l'aggressività, l'intolleranza, il conformismo.
La vicenda narra di tre naufraghi che, rimasti ormai senza cibo, sono costretti ad affrontare il problema della fame; l'unica soluzione è mangiare qualcuno per sopravvivere. E' un gioco duro, triste, parabola amara di un mondo che, per non essere giudicato male dalla storia, farà di tutto per convincere il debole a sacrificarsi in letizia.
E' condotta sui toni di un umorismo, lievemente assurdo, mai sarcastico o acido e ho tentato nello stesso tempo di attualizzare con commenti rapidi, intensi, essenziali, a volte contraddittori, di chi assiste alle vicende del mondo, come ad un film...tra uno zapping e l'altro.
La compagnia SenzaBussola nasce con questo spettacolo, dall'entusiasmo di un gruppo di persone con la voglia di provare l'esperienza del palcoscenico (non a caso tutti gli attori ci salgono per la prima volta), senza un obbiettivo teatrale ben preciso, ma aperta a qualsiasi forma di teatro.
